François m'ha ricordato il parco di Monserrato che è il parco all'uscita di Sassari. Io non ci vado probabilmente da dieci o dodici anni, ma per me era il parco di quando io non volevo andare a scuola.
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Quindi prendevo il motorino da casa, uscivo in orario naturalmente, perché i miei genitori non potevano vedermi a casa; dovevo andare a scuola. Magari avevo anche il dizionario di Greco o di Latino nel bauletto del motorino, quello pesante, eccetera. E poi mi ricordo che arrivavo davanti alla scuola e tutti stavano salendo su per le scale per andare in classe e… ci sono stati molti momenti, soprattutto nell'ultimo anno, ma penso almeno venti, venticinque giorni, che io guardavo il sole, il cielo, e dicevo - Ma io non voglio andare a scuola! -
Però allo stesso tempo c'era qualche fatto: il mio motorino non riusciva ad andare in salita, non riusciva ad andare lontano, quindi io con quel motorino non potevo andare al mare perché si fermava.
Non potevo andare in città perché sicuramente trovavo qualcuno che mi conosceva. Non amavo organizzare le, chiamiamole “ferie”, quei momenti in cui non andiamo a scuola. No? Le “vele”, le “ferie”, quando non si va a scuola.
E quindi dovevo sostanzialmente nascondermi. E per me il parco di Monserrato è stato il posto dove mi nascondevo quando dovevo nascondermi dalla scuola. E a diciotto anni quando mi dovevo nascondere dal mondo.
E io arrivavo lì alle otto e un quarto del mattino, parcheggiavo il motorino ed ero l'unica persona. Ero sempre da solo. In quei momenti mi sentivo così fortunato. Pensavo di essere veramente… giornata di sole, di luce incredibile! E pensavo di essere un privilegiato, un fortunato. E quindi lì ho capito che quello poteva essere il mio giardino personale e anziché andare a scuola io potevo andare lì, a leggere.
Io poi nella vita ho studiato lettere, eccetera eccetera. Ed era l'ultimo anno del Liceo, quello che ti racconto. Ma è durante quelle giornate a Monserrato che io ho deciso di studiare lettere.
Perché è lì che avevo così tanto tempo per me, in mezzo a questi alberi, completamente da solo, che piano piano ho detto - Sì, va bene, io posso stare qui. Ma che cosa faccio? Porto i libri. - Ed è lì che ho avuto un'ondata di libri. Fino a che a un certo punto io non avevo più voglia di andare a scuola perché pensavo - Si vabbè, ma tanto leggo di più quando vado al parco da solo piuttosto che quando vado a scuola. Imparo di più, sto meglio e quindi per me il parco di Monserrato è il luogo dove ho deciso… uno dei luoghi in cui ho deciso di fare la vita che faccio adesso. Sicuramente! No? Perché all'inizio è tutto curato, preciso, con le siepi eccetera. Però poi in fondo c'è il bosco. C'erano anche le oche, un tempo. Non so se ci siano ancora.
Quel parco lì, nella mia adolescenza, è stato il parco delle… delle fidanzate. Se avevi una fidanzata, andavi lì ad abbracciarti di nascosto dietro un albero. Non ci sono molti altri spazi in città. O vai al mare, ma per noi a quell'età non era così comodo, oppure si; andavi lì.
Poi il parco di Monserrato è bello perché ti fa credere di essere davvero molto lontano. Perché tu non vedi la città. No? Una volta che tu entri e scendi per le scale, la città è andata. Sembra di andare… di entrare davvero in una sorta di sogno protetto. No? In realtà adesso parlandoci desidero fortemente un luogo dove so che se passa qualcuno tendenzialmente non mi guarda o non mi vede.
Se tu ci vai spesso inizia anche un tipo di quotidianità, perché c'è un guardiano, all'epoca c'era un guardiano. E il guardiano ovviamente ti riconosce e dice - Ma chi è questo ragazzino che viene qua? Ma non dovrebbe essere a scuola? -
E quindi quello che all'inizio era un modo di sgomitare fra la società e dire - No, io non vado a scuola - in realtà è stato una fuga incredibile.
Per me il parco di Monserrato è come un viaggio, è come… è stato come uno dei primi viaggi della mia vita.
Simone Azzu
Registrato da François
Sassari, Bar Leone - 6 novembre 2024