Si chiama Francesco però si definiva artista del popolo. Era un personaggio un po’ pittoresco. Lui realizzava dei disegni un po’ a sfondo...
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diciamo... politico, che appendeva nei negozi, nelle attività della città, del paese. Quindi tu trovavi nella macelleria i suoi disegni. Lui faceva le iniziative con una mostra per il popolo. Quindi era tutto un suo concept, però molto particolare perché era fuori dalle logiche commerciali. I disegni erano molto belli. Lui ritraeva molto questi animali, tipo il maiale, gli alberi e faceva questi disegni meravigliosi e però poi esponeva nei negozi, nelle attività, oppure li regalava in giro.
Era un personaggio che mi affascinava eh… quindi anche se era completamente pazzo, a me questi personaggi piacciono; ogni tanto mi capitava di incontrarlo, mi avvicinavo a lui, a chiacchierare… Finché poi pian piano mi ha aggiunto su Facebook e un periodo mi tartassava, mandandomi molti messaggi, molti disegni. Poi pian piano ha insistito che voleva incontrarmi a casa sua. Però io questa cosa la rimandavo sempre perché un po’ temevo di che cosa poteva succedere da solo con lui, perché comunque lo incontravo sempre nei luoghi pubblici e un po’ mi salvava… e quindi con questa cosa insisteva. Finché poi non ha avuto anche il mio cellulare, gliel'ho dato, però riuscivo sempre a salvarmi.
Un paio di volte mi ha dato degli appuntamenti senza che io confermassi. Io non ci sono andato naturalmente. Come dire.
Lui mi diceva - Sono al centro commerciale Auchan. Ci vediamo stamattina all'una.
E io - Io non ti ho detto niente! - E si incazzava.
- Io sono andato lì e tu non c’eri!
Vabbè! Quindi questo era il personaggio.
E gli ho dato quindi un appuntamento un giorno che dovevo andare a Sassari per comprarmi dei vestiti nel negozio di Bagella che era vicino a casa sua. Questo Bagella, diciamo, è uno dei negozi più conosciuti a Sassari, perché realizza degli abiti sardi con stile, diciamo, dell'Ottocento. Quindi le camicie particolari, le giacche, ecc. Quindi un negozio anche abbastanza… Lo conoscono tutti, una famiglia importante.
Ecco, lui entra con me da Bagella e inizia comunque a insultare per quello che mi metto. Quindi magari mi provo una camicia e mi dice - Ma perché ti metti questa camicia di merda? - Davanti al proprietario che era un mio amico anche. Tra l’altro lo conosceva e quindi le risate! Una situazione molto imbarazzante.
Poi mi provo una giacca - Ma perché ti provi questa? Non ti sta bene. Fa schifo. Questa giacca è commerciale. Tu ti devi prendere qualcos'altro. – e io così! - Non è così Francesco. Aspetta dai! Ne parliamo dopo! - e il proprietario che rideva.
Comunque c'era questa situazione, c'erano anche dei clienti che lo guardavano come a dire: chi è questo qua?
Questa roba è durata un'ora. Io non ce la facevo più, alla fine ho preso questa camicia e ho detto – Beh... Adesso andiamo a casa tua - e dice - ma perché Francesco no? - Perché io sono così - e tutte le sue teorie.
- Non sopporto la commercializzazione anche del passato - e dice - Ma fanno un'opera bella perché anche gli artisti si vestono. - Niente, lui era contro questa cosa.
Comunque andiamo a casa sua. Nel senso, questa persona faceva oltre l'artista, che non guadagnava assolutamente nulla, faceva il bidello in una scuola. In quella scuola negli anni ci sono passati anche poeti, scrittori, musicisti che hanno comunque avuto dei contatti con lui. Perché lui anziché fare il bidello entrava in classe. Quando non c'era l'insegnante si metteva a insegnare a fare un po’ il pazzo.
Poi era andato in pensione e quindi… probabilmente non so s’è mai stato sposato e viveva solo in questa casa che era un antro, proprio come di quelli… quelle persone un po’ particolari, tutto pieno di cose, manifesti, ecc.
Io all'inizio ero molto incuriosito da tutta questa cosa, c'era poca luce, tante cose strane, tipo, che ne so, armi, accette, coltelli appesi ai muri. Poi ho iniziato un po’ a spaventarmi perché mi sono reso conto che forse avevo fatto una cavolata, diciamo a entrare con lui da solo a casa perché… Allora ho fatto una cosa, intanto mi sono messo la funzione di registrare, ho detto - Vabbè, male che vada se mi ammazza. Mi trovano comunque la registrazione, sanno che lui e non so… – E ho iniziato a registrare, anche perché poi comunque diceva delle cose interessanti, filosofiche.
Poi ha iniziato a prendere questo coltello in mano, un coltello così grande, me lo passava davanti. Io ascoltavo, però poi mi hai detto - Questo l'ho fatto, ho preso il legno da Platamona, dei pezzi di legno che ho trovato a Platamona, me l'ho fatto forgiare da… - e faceva così, si muoveva con questo coso… Allora a quel punto, io mi guardavo intorno, ho preso il cellulare di nascosto e ho mandato un messaggio a un mio amico e gli ho detto… gli ho mandato la posizione e gli ho detto - Puoi venire per favore qua che sono da solo, con… - Lo conosceva anche lui, ma non sapeva. - Puoi venire qua che sono da solo e mi sto un po’ preoccupando? - Quindi ho mandato questo messaggio - Ecco. Speriamo arrivi subito. -
Però a un certo punto mi fa - Adesso stiamo un attimo in silenzio.
Ho detto - Vabbè, stiamo in silenzio!
Stiamo in silenzio e lui mi fa - Lo senti? - Con questo coltello così davanti a me - Lo senti?
- No, io non sto sentendo niente. Francesco.
Lui - Io lo sento invece!
Io - Non so cosa stai sentendo.
- L'odore della morte.
Io - No, non lo sento.
- Stai in silenzio. Si sente l'odore della morte.
Io - Va bene.
A un certo punto prende questo coltello. Io ero lì tipo. C'era una cosa, un pezzo di legno al muro. Lo lancia. Lancia questo coltello che era anche pesante, al muro, e fa questo rumore.
Questo: “vu - vu – vu - vu – vu- vu – vu.” Così!
Non era a fianco a me, però era tipo lì. Io ero qua. Era lì.
Io l'ho guardato, sono stato zitto. Impietrito. E guardiamo questo coltello.
E fa - Adesso lo Senti?
E io - Sì, sì, adesso lo sento.
E fa - Stasera si poteva consumare un omicidio.
E io – Ah! Perché? Che omicidio Francesco?
E lui - Poteva succedere un omicidio.
E io – Si? Quindi?
Lui - Però a me piace questa cosa qua, la magia, la possibilità. Il fatto che poteva succedere e non è successo. Il fatto di sentire nell'aria l'odore della morte, l'atmosfera.
E lì ho capito che poteva essere una cosa… Allora ho preso di nuovo il cellulare e ho detto
- Ma stai venendo? - al mio amico. E più o meno ha continuato a parlare di questi coltelli, ha preso l'altra accetta, la stava guardando.
Io - Sì, sì.
A un certo punto bussa a questa porta questo mio amico e fa - Ma chi sarà? - Ed era questo amico che si chiama Sergio, che è un poeta. Gli ho detto - Ah, che bello. È arrivato Sergio – E ha aperto a Sergio che conosceva di vista. Gli ho detto - Ah Sergio vieni. C'è qua Francesco, mi sta raccontando la storia dei suoi coltelli…
Giovanni
Registrata da François durante la raccolta del 9/11/24
a Sassari, nella libreria Ubik Koinè