Fotografia di Patrizia Cau: Sfilata maschere sarde - CC BY-NC-SA 2.0

Rapimenti

Marco ricorda i primi spettacoli che la sua compagnia teatrale metteva in scena nei paesini dell'entroterra sardo durante gli anni '90.

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Questa manifestazione che facevano in un paese, un paesino in culo al mondo, di cui non sapevamo neanche l'esistenza, si chiama Ardauli, zona Ghilarza, quei posti là. E' un paese che penso faccia 600 anime... In cui organizzavano questo primo Festival per compagnie emergenti. E quindi noi dicevamo - Va beh, basta, cioè andiamo, prendiamo questa occasione, andiamo. -

In realtà in questo paesino c'era una consulta giovanile molto attiva che organizzava diverse cose, ma in realtà in tanti paesi era così, Eh! In quegli anni là. C'erano queste consulte giovanili che organizzavano concerti, spettacoli. Insomma, noi ci presentammo. Tieni conto che eravamo, a vederci, dei metallari, fondamentalmente. Il look era quello. Chi aveva i capelli più corti, gli arrivavano alla cintola, quegli degli altri erano tutti sotto la cintola.

E ci presentammo in questo paesino e facemmo uno spettacolo perché loro ti dicevano anche i testi su cui dovevi lavorare, perché riguardavano anche la tradizione, la Sardegna. Noi scegliemmo un testo di Michelangelo Pira. È stato un grande antropologo e studioso delle tradizioni sarde, che però era anche un drammaturgo e scrisse alcune cose anche di rilievo. Questo testo si chiamava Le notti di Nurai. Noi ovviamente lo sconvolgemmo. L’abbiamo stravolto, l'abbiamo fatto in chiave contemporanea. Però diciamo che in tutta la follia… piacque. Alla fine, io, io facevo un monologo di quest'uomo che parlava con le pecore.

E quindi facevo questo monologo e lo inframmezzavo con versi di pecora, di capra. E scendevo in mezzo al pubblico a fare questa cosa.  Con una lanterna andavo in giro urlando queste cose facendo versi di... Appunto... Di animale!
E alla fine dello spettacolo, quando andavamo in giro per il paese, tutti ci accoglievano così: cioè belando, quando entravamo nei posti. Perché poi ci siamo fermati una settimanetta lì, eh! Ovviamente se ci eravamo… cosa fai, non ti ubriachi per una settimana?

Si dormiva in una scuola, ma molto spesso era così. Andavi in questi posti dove, appunto, le consulte giovani organizzavano le cose e c'erano queste scuole che mettevano a disposizione per tutte le compagnie, dormivano tutti insieme. Erano anni molto di condivisione. Si stava molto più insieme, la socialità era molto più marcata, sicuramente, rispetto ad adesso che è tutto molto più professional.

Questa settimana è successo un po’ di tutto. Poi, cioè per quel poco che mi ricordo perché ancora bevevo, e non poco. Poi ho sviluppato invece un’avversione totale per l'alcol. Io adesso sono completamente astemio ma già da tantissimi anni eh! Però diciamo da giovane ovviamente le mie follie le ho fatte.

E le cose più strane che sono successe ma non solo lì, anche in altri paesini in cui siamo stati altre volte… E’ che a volte… cioè ti rapivano proprio! Ti rapivano questi gruppi di brutti ceffi che ti portavano negli ovili, in campagna, perché sai no? C'è questa cultura che un po’ sopravvive ancora ma che prima era ancora più forte, in cui… Che è un po’ la cultura della balentia … In cui ti devono far bere per forza e ti devono vedere ubriaco e più ubriaco di loro, ti devono vedere che cadi per terra. Tutte queste robe qua. E quindi è sempre una gara no? Nascevano queste gare: a chi resisteva di più. Quindi a volte ti rapivano proprio, cioè passavano con le macchine e ti dicevano - beh, adesso ti portiamo… vi portiamo a mangiare dove diciamo noi - e quindi finivi in questi ovili, dispersi.

Tra cene a base di salsiccia e formaggio e gnocchetti con la salsiccia, passavi le serate lì a bere. Poi magari tu la sera avevi lo spettacolo! Capito? Quindi spesso e volentieri lo spettacolo lo facevi per il rotto della cuffia. Cotto che pippa, esattamente… una volta uno di noi non ce la fece proprio. Non si presentò e l'abbiamo sostituito all'ultimo momento con un altro amico che era con noi e che fortunatamente aveva visto lo spettacolo un sacco di volte e conosceva la parte a memoria. E quindi all'ultimo momento buttammo dentro lui. E lo fece lui. Fece lo spettacolo con tutta la gente già presente da davanti in queste piazzette. Dovevamo iniziare e qualcuno non c'era. Uno non c'era, non si vedeva, non arrivava - Ma dov’è? Ma dov’è? - Nessuno sapeva dov'era finito. Poi era ovviamente addormentato sotto qualche cespuglio. Era caduto sotto un cespuglio.

E quindi all'ultimo momento che fai? Non lo fai con tutta la gente davanti che poi ti massacrano? Quindi all’ultimo momento abbiamo buttato dentro uno che fortunatamente si ricordava un po’ la parte. E alla bell'e meglio l'abbiamo fatto. Quell'altro l'abbiamo rivisto il giorno dopo. – Purtroppo, mi sono perso.

 

Marco Sanna


Registrato da Alessia a Sassari nell'Estate 2024