Anni '90. Dal paese alla città. L'Università e il movimento Post-punk. Sassari e la sua decandenza.
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Erano i primi anni 90 quando sono venuta ad abitare a Sassari. Avevo appena compiuto vent'anni e mi accingevo a frequentare l'università. Provenivo da un paesino di pochi abitanti e l'impatto con la città fu tale che sicuramente neanche a New York proverei le stesse forti sensazioni. Il primo anno non fu facile, affatto facile, perché mi sentivo come Cappuccetto Rosso sperduta nella foresta di cemento in mezzo al traffico che non avevo mai conosciuto prima e in mezzo a sconosciuti che al primo impatto avevano ai miei occhi un aspetto da lupi.
Nel paese in cui ero vissuta fino ad allora eravamo tutti amici e spesso imparentati anche tra noi c'era molta reciprocità, ci si aiutava l'uno con l'altro, insomma eravamo una grande famiglia ma in città in città ero sola non avevo amici né punti di riferimento. Le mie coinquiline frequentavano le discoteche, luoghi di incontro che io detestavo e soprattutto non facevano che parlare di ragazzi di come insomma trovare il buon partito e in tv guardavano trasmissioni che oggi vengono giustamente classificate spazzatura, roba trash. Io ho snobbato loro e loro snobbavano me perché non avevamo proprio nulla in comune. Anzi criticavano spesso il mio aspetto perché io all'epoca vestivo molto di scuro, sì ero timida, ma vestivo di nero e mi truccavo pesante perché adoravo la musica dark e Robert Smith dei Cure e soprattutto perché quella maschera mi faceva sentire un po’ più autorevole ecco! Il nero è sempre stato per me il colore dell'autorevolezza, in qualche modo mi dava sicurezza.
Comunque sia anche all'università la situazione non era migliore tra le mie colleghe, perché non facevano altro che parlare di esami, di studio, insomma niente di che, niente che io potessi in qualche modo trovare che so… divertente o almeno interessante. Insomma snobbavo tutte, snobbavo tutti, ma specialmente le ragazze mi snobbavano e mi guardavano dall'alto in basso forse perché mi vedevano come una specie di dark lady e quindi come una specie di rivale! Chi lo sa?
Ma in seguito le cose cambiarono. Il mio aspetto, che poteva essere respingente, fu anche grazie proprio a questo, a questa maschera dark che conobbi persone più affini e ci fu una sorta di selezione automatica, ovvero molti si accorsero che io appunto perché avevo quell'aspetto facevo parte in un modo o nell'altro del movimento Post-punk.
Di fronte all'università ci stavano dei giardinetti che riunivano gli studenti di Lettere e quelli di Belle Arti e fu proprio lì che feci nuove conoscenze. In quella fauna variopinta formata da punk, metallari, fricchettoni, anarchici e anche tanti reietti. Conobbi tante persone che nel mio aspetto appunto, riconoscevano una ragazza anarcoide e con alcuni di loro feci amicizia. Pensa che dopo tanti anni siamo ancora in contatto ed è passata quasi una vita.
Da quella timida ingenua Cappuccetto Rosso mi trasformai in una persona combattiva, attivista, impegnata nel sociale e coltivai sogni di libertà e giustizia.
Ora che ho raggiunto il mezzo secolo di vita, mi sono laureata e sono ancora alla ricerca di un lavoro, di una stabilità, ma sono ormai disillusa, vedo Sassari regredire, regredire, e sono consapevole che è lo specchio della società odierna, anche la mia città, una società sfacciatamente capitalista che ha fatto delle nostre normali esigenze un business.
I sogni sono svaniti ma rimangono i ricordi indelebili di quegli anni, gli anni 90, e la consapevolezza di aver vissuto due epoche totalmente differenti di cui l'hanno spartiacque fu il 2001. Epoche differenti e apparentemente lontane, lontane secoli, anche se in realtà sono trascorse solo poche decadi.
La mia generazione si è dovuta adattare ai cambiamenti e anche alla decadenza di una città come della società in generale, ma almeno abbiamo la consapevolezza di ciò, perché la realtà vissuta ci ha forgiati e resi forti. In qualche modo saggi e in ogni caso dignitosi e almeno moralmente liberi.
Registrazione di Dany Aradia: Marzo 2024, Sassari